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Aiutare i bambini ad affrontare le paure

Aiutare i bambini ad affrontare le paure

La paura è un’emozione primaria provocata da situazioni di pericolo reale o percepito. Ha un ruolo fondamentale perché ci mette in allerta e ci attiva per difenderci.

La paura è un’emozione ancestrale che condividiamo con il mondo animale. Garantisce la nostra sopravvivenza: è un meccanismo che ci difende da situazioni che possono mettere in pericolo la nostra vita, la nostra incolumità, attivando eventualmente comportamenti di attacco o di fuga.

Si può presentare nel nostro mondo interno con diversi livelli di intensità: spavento, preoccupazione, fobia, angoscia. Inoltre nel corso della vita di un individuo, si evolve, può assumere diverse forme. Il significato della paura può essere ricercato nella storia individuale.

È presente sin dalla nascita. Nei neonati e fino ai 2 anni le paure rispondono alla percezione di stimoli interni o esterni . Ad esempio un bambino può allarmarsi quando la mamma si allontana, quando si avvicina un estraneo o quando avverte uno stimolo forte (es. un rumore).

Tra i 2 e i 4 anni le paure cambiano perché il bambino esplora e conosce il mondo circostante in maniera differente rispetto alla fase precedente. Le paure più tipiche sono: paura del buio, paura degli insetti, dei mostri,  paura di dormire da soli, paura di rumori troppo forti (es. fuochi d’artificio, temporale).

Tra i 4 e i 6 anni, anche grazie alle esperienze che farà nel contesto scolastico, il bambino entra nel vivo di un mondo fatto di relazioni extra familiari. Si strutturano quindi altre paure come ad esempio la paura di essere rifiutati dai compagni.

Nel periodo scolare il bambino è ancora più esposto all’esperienza del gruppo e della relazione con figure extrafamiliari. Le paure possono quindi riguardare l’essere accettati, il giudizio scolastico, le performance sportive, la paura di non corrispondere alle aspettative, la paura dei brutti voti.

Si può affacciare anche la paura di perdere persone care che, soprattutto nel periodo più critico di pandemia, si sono accentuate in bambini che possono essere stati esposti  più facilmente alla tematica della malattia e della morte per alcune situazioni reali che hanno vissuto.

Nel periodo dell’adolescenza le paure diventano ancora più strutturate. L’adolescente vive un periodo di forte cambiamento fisico, cognitivo, relazionale. Alcune paure possono legarsi alla percezione del proprio corpo, alle aspettative degli altri su di sé, alla paura di non essere accettati, di essere giudicati, di rimanere fuori da un gruppo.

Mi soffermo in modo più specifico su alcune paure.

La paura dei mostri e dei fantasmi. Si presenta più tipicamente tra i 3 e i 6 anni fino a che il bambino non comprende l’inesistenza di questi elementi. Mostri e fantasmi rappresentano angosce e insicurezze interne al bambino che vengono portate all’esterno attraverso queste immagini. Quindi sono legate al suo mondo interno e spesso si legano a preoccupazioni che sono per il bambino difficilmente verbalizzabili.

In questi casi possiamo cercare di entrare nel mondo del bambino chiedendogli come sono fatti questi mostri, che forma hanno, cosa fanno, cosa vogliono da lui. Si può provare a inventare una storia in cui il mostro e il bambino diventano amici; si può elaborare un disegno che dia “vita” al mostro, cercando poi di scoprirne quali sono i punti deboli. Il genitore può utilizzare anche un libro o un cartone animato per parlare di questa paura con il bambino.

Paura del giudizio. Si crea quando il bambino entra in contatto con le aspettative degli altri e quando inizia a frequentare la scuola. Questa paura può accentuarsi quando i genitori o altri adulti significativi nutrono aspettative elevate nei confronti del bambino o si mostrano più rigidi verso i suoi errori. Il bambino può quindi fare di tutto per evitare la loro delusione. Questa paura può permanere anche in età successive.

In questo caso può essere utile riflettere sulla possibilità che l’adulto tenda ad aspettarsi più di quello che il bambino è in grado di fare ed è preferibile fare un passo indietro per sintonizzarsi con i ritmi del bambino.

È utile fare una distinzione tra paure sane e paure non sane. Intanto la paura è un’emozione normale e non è da demonizzare. Ci sono paure tipiche di alcune fasi di crescita ed è proprio il presentarsi di queste e il tentativo di affrontarle che permette al bambino di acquisire sicurezze.

Alcune paure invece possono attivare un campanello d’allarme. Per esempio per un bambino di due anni che viene inserito nella scuola dell’infanzia è normale vivere la paura della separazione perché sta entrando in contatto con un mondo nuovo ma anche perché non ha la capacità di rielaborare la “scomparsa” del genitore, non avendo maturato il concetto che un oggetto (in questo caso il genitore) continua ad esistere anche quando non è nel campo visivo . A 10 anni questo tipo di paura è fuori fase e  può diventare un problema se limita o blocca le attività quotidiane del bambino e della famiglia. In questo caso potrebbe essere necessario fermarsi a capire cosa sta succedendo dentro e fuori al  mondo del bambino.

Cosa può fare un genitore verso la paura? Può aiutare il bambino a dare un nome alla paura a ad accoglierla, può accompagnarlo nel fronteggiarla utilizzando delle strategie. È importante non banalizzare la paura ma entrare in contatto con questa, esplorarla. Infondere coraggio e sicurezza porta certamente tanti benefici.

Se per esempio un bambino ha paura del buio, lo si può aiutare a capire che sia con la luce che con il buio le cose rimangono sempre allo stesso posto; si può fare in modo che scelga un oggetto che lo accompagni quando è buio; lo si può guidare nell’esplorazione degli ambienti poco illuminati e bui infondendogli rassicurazione. La lettura di una favola in fase di addormentamento può aiutarlo a vivere con più serenità le ore notturne perché diventa un momento di grande intimità in cui il bambino può sentire l’adulto vicino e disponibile.

È importante sottolineare che tutti possono avere paura, piccoli e grandi. A volte ricordarlo a noi stessi e a alle persone di cui ci prendiamo cura può essere molto rassicurante e dare la dosa giusta di forze per fronteggiare un momento faticoso.

Dr.ssa Monica Ferrara
Psicologa Psicoterapeuta a Bari

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